La gestione dei rifiuti è un processo complesso che prevede diverse fasi e, a seconda della tipologia di rifiuto e delle normative vigenti, essi possono essere inviati a un impianto finale o a un impianto di trattamento intermedio. Ma quali sono le differenze tra queste strutture? E quale ruolo giocano nella filiera della gestione dei rifiuti?
Cos’è una discarica?
La discarica è un sito autorizzato per lo smaltimento definitivo dei rifiuti. Si tratta di un’area appositamente progettata e regolamentata per contenere i rifiuti in sicurezza, minimizzando l’impatto ambientale attraverso barriere protettive, sistemi di raccolta del percolato e del biogas.
Esistono tre principali tipologie di discariche, secondo il D. Lgs. n.36 del 13 gennaio 2003, che recepisce la Direttiva Europea 99/31/CE:
- Discariche per rifiuti inerti: devono essere conferiti materiali che non subiscono trasformazioni chimico-fisiche significative nel tempo, come calcinacci, mattoni e altri residui da attività di costruzione, demolizione o scavo. Infatti come stabilito dal D. Lgs. n. 36 del 13 gennaio 2003:
“rifiuti solidi che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa, che non si dissolvono, non bruciano né sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana”
- Discariche per rifiuti non pericolosi: accolgono rifiuti solidi urbani e industriali che non presentano caratteristiche di pericolosità, ma che possono generare percolato e gas. Come stabilito dal D. Lgs. n. 121 del 3 settembre 2020, nelle discariche per rifiuti non pericolosi possono essere conferiti:
- rifiuti urbani non pericolosi;
- porzioni non pericolose di rifiuti domestici raccolti separatamente;
- rifiuti non pericolosi di qualsiasi altra origine ma che presentano una composizione analoga ai rifiuti urbani non pericolosi o alle porzioni non pericolose di rifiuti domestici raccolti separatamente;
- rifiuti pericolosi stabili e non reattivi, riconducibili a quelli identificati dai codici dell’Elenco Europeo del Capitolo 19, in uscita da impianti autorizzati al trattamento di rifiuti pericolosi, nei quali il produttore/detentore sia in grado di rilasciare non solo le informazioni necessarie sulla caratterizzazione chimica, ma anche una dichiarazione sulla stabilità e sulla non reattività dei rifiuti.
- Discariche per rifiuti pericolosi: destinate a rifiuti contenenti sostanze pericolose, come solventi, ceneri industriali e materiali contaminati, con misure di sicurezza avanzate per prevenire la contaminazione ambientale.
La discarica è considerata l’ultima opzione per la gestione dei rifiuti, secondo la gerarchia europea, che privilegia prevenzione, riutilizzo e recupero rispetto allo smaltimento.
Cos’è un impianto di trattamento intermedio?
Gli impianti di trattamento intermedio sono strutture che ricevono i rifiuti per modificarne le caratteristiche fisiche, chimiche o biologiche prima del loro recupero o smaltimento finale. Il loro obiettivo è, pertanto, ridurre il volume, la pericolosità o migliorare il potenziale di recupero dei materiali contenuti nei rifiuti.
Tramite la corretta identificazione del codice da attribuire al rifiuto è possibile predisporre il corretto trattamento – e il successivo smaltimento o recupero – delle diverse tipologie di scarti all’interno di piattaforme e impianti idonei alla loro lavorazione in sicurezza, a norma di legge e nel pieno rispetto di quella che è la normativa ambientale vigente.
Le principali tipologie di trattamento intermedio includono:
- Selezione e separazione: processi che separano i rifiuti in frazioni omogenee per facilitarne il riciclo o lo smaltimento.
- Trattamenti meccanico-biologici (TMB): che combinano operazioni meccaniche (come triturazione, selezione, miscelazione e separazione) con trattamenti biologici (compostaggio aerobico o digestione anaerobica) per ridurre il contenuto organico dei rifiuti destinati alla discarica. L’obiettivo è recuperare materiali valorizzabili, facilitare processi di recupero e stabilizzare la frazione residua prima dello smaltimento finale.
- Stabilizzazione e inertizzazione: trattamenti che riducono la pericolosità dei rifiuti pericolosi prima dello smaltimento definitivo.
- Trattamenti termici preliminari: come l’essiccazione o la pirolisi, che riducono il volume dei rifiuti e ne migliorano la combustibilità.
- Sterilizzazione: gli sterilizzatori sono impianti utilizzati prevalentemente per il trattamento dei rifiuti sanitari.
- Depurazione: tramite impianti depuratori al cui interno hanno vita i processi di decontaminazione dei rifiuti liquidi.
Questi impianti sono fondamentali per ottimizzare il recupero dei materiali e ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti destinati in discarica o a incenerimento.
Cos’è un impianto finale?
L’impianto finale è la struttura in cui i rifiuti vengono trattati definitivamente, senza ulteriori passaggi. Gli impianti finali possono essere di due tipi:
- Impianti di recupero: strutture in cui i rifiuti vengono trasformati in nuovi materiali o energia. Esempi sono i centri di riciclaggio, gli impianti di compostaggio e gli inceneritori e i termovalorizzatori per il recupero energetico.
- Impianti di smaltimento: comprendono discariche e inceneritori senza recupero di energia, che si limitano allo smaltimento finale dei rifiuti, senza valorizzarne il contenuto.
Ricapitolando
Capire la differenza tra impianto di trattamento intermedio e impianto finale è fondamentale per una corretta gestione dei rifiuti. Gli impianti di trattamento intermedio svolgono un ruolo essenziale nel ridurre il volume e la pericolosità dei rifiuti, ottimizzando il recupero di materiali ed energia. Le discariche, invece, rappresentano la soluzione estrema, la fine del ciclo di vita del materiale in questione, mentre gli impianti di recupero, sono la chiave per una gestione più sostenibile. L’obiettivo a lungo termine è ridurre il ricorso allo smaltimento in favore di soluzioni che valorizzino i rifiuti come risorsa.