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La Classificazione e Caratterizzazione dei Rifiuti

Processi, obblighi e normative per la corretta classificazione e caratterizzazione dei rifiuti, come condizione necessaria di un'adeguata gestione dei rifiuti.

di
Redazione
March 3, 2025

Tutte le imprese, indipendentemente dal settore o dalla loro dimensione, producono rifiuti che devono, come è ovvio, essere gestiti. Per farlo, è necessario procedere sia a una classificazione che a una caratterizzazione, attività entrambe a carico del produttore e indispensabili per una corretta gestione del rifiuto.

Identificare correttamente i rifiuti è il criterio fondamentale per garantire una corretta gestione: una scelta errata influenzerà negativamente tutti gli aspetti successivi di gestione, come un’errata compilazione dei Registri di C/S, del Formulario e l’affidamento a soggetti non autorizzati, talvolta con il rischio di incorrere in sanzioni penali.

Prima ancora di organizzare un deposito temporaneo, impostare i registri di carico e scarico e stipulare accordi per l'avvio al recupero o smaltimento, è fondamentale conoscere le caratteristiche del rifiuto prodotto.

In questo articolo ci concentreremo sugli aspetti di classificazione e caratterizzazione, necessaria per stabilire se un rifiuto può essere trattato in un impianto di smaltimento o recupero.

La classificazione dei rifiuti

Prima della caratterizzazione vi è la classificazione del rifiuto. Si tratta dell’azione d’identificazione dei rifiuti e nello specifico consiste nell'attribuire al rifiuto un codice di sei cifre rintracciabile all’interno dell’Elenco Europeo di Rifiuti (EER). Il singolo codice è noto come codice EER o più semplicemente EER (Elenco Europeo Rifiuti).

Se ci si trova di fronte a rifiuti con Codici a specchio, ovvero coppie di codici a sei cifre in cui uno dei due è contrassegnato da un asterisco che ne indica la pericolosità, la loro classificazione dipende dalla concentrazione di specifiche sostanze pericolose presenti. Per stabilire se il rifiuto sia pericoloso o meno, è necessario raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sulle sostanze che lo compongono e sul processo produttivo che lo ha generato.

A questo scopo, le Schede di Sicurezza forniscono dati utili sulla pericolosità delle sostanze, ma non sempre sono sufficienti, poiché la pericolosità di una sostanza non coincide necessariamente con quella del rifiuto che la contiene. Infatti, il processo produttivo può alterare la composizione delle sostanze, modificando così le caratteristiche del rifiuto.

Per valutare con precisione la pericolosità di un rifiuto, è quindi necessario procedere con un’analisi di caratterizzazione.

La caratterizzazione dei rifiuti

La caratterizzazione consiste nell'insieme di processi che permettono di determinare le caratteristiche di pericolosità di un rifiuto prodotto, con lo scopo di di fornire informazioni fondamentali agli impianti, come composizione, consistenza, tendenza a produrre percolato, possibilità di trattamento e altri parametri al fine di determinarne l’ammissibilità presso gli impianti di smaltimento o recupero e di favorirne lo smaltimento in condizioni di sicurezza.

Per effettuare la caratterizzazione è necessario:

  • Effettuare una campionatura, selezionando un campione rappresentativo che abbia tutte le caratteristiche della massa dei rifiuti presa in considerazione, al fine di di raccogliere informazioni sul ciclo produttivo che ha generato il rifiuto, sulle sostanze utilizzate e sulle sue caratteristiche fisiche, morfologiche e merceologiche
  • Eseguire analisi di laboratorio, che in alcuni casi sono obbligatorie (ad esempio, per rifiuti speciali, pericolosi e non). Le analisi servono a determinare se un rifiuto è pericoloso o meno, soprattutto in presenza di codici EER a specchio. In questi casi, la classificazione dipende dalla concentrazione di alcune sostanze pericolose contenute nel rifiuto. Per i rifiuti pericolosi, inoltre, devono essere indicate le caratteristiche di pericolo che consentono di attribuire la corretta classe di pericolo (HP).
  • Redigere la scheda di caratterizzazione, una sorta di carta d’identità del rifiuto, obbligatoria per i rifiuti speciali, indipendentemente dal loro grado di pericolosità. Deve essere conservata ed eventualmente presentata, sollevando così il produttore da ogni responsabilità.

È importante distinguere tra:

  • Schede di sicurezza, che contengono informazioni sulla pericolosità delle sostanze utilizzate, ma che non sempre corrispondono alla pericolosità del rifiuto, poiché il ciclo produttivo può modificarne la composizione.
  • Schede di caratterizzazione, che forniscono informazioni specifiche sulla pericolosità del rifiuto prodotto. Una scheda di caratterizzazione dovrebbe contenere informazioni sul ciclo produttivo dal quale ha avuto origine il rifiuto; le sostanze che concorrono a formare il rifiuto nel ciclo produttivo; le schede di sicurezza dei diversi materiali; analisi di classificazione per appurare l’effettiva concentrazione delle sostanze rilevate al punto precedente o escluderne la presenza.

Periodicità delle analisi e obblighi normativi

La caratterizzazione dei rifiuti è un passaggio fondamentale per garantire una gestione corretta e conforme alle normative vigenti. La periodicità delle analisi varia in base alla destinazione del rifiuto e alle modalità di smaltimento o recupero. Di seguito i principali obblighi:

1. Conferimento presso impianti di smaltimento

Per i rifiuti destinati a smaltimento, il produttore deve procedere alla caratterizzazione secondo quanto stabilito dall’art. 2, D.M. 27 settembre 2010. In particolare:

  • la caratterizzazione deve essere effettuata al momento del primo conferimento del rifiuto.
  • deve essere ripetuta ogni anno, indipendentemente dalla pericolosità del rifiuto.
  • è necessario ripetere le analisi anche in caso di modifiche significative al processo produttivo che ha generato il rifiuto.

Questi obblighi garantiscono che il rifiuto sia correttamente classificato e gestito nel rispetto delle normative.

2. Conferimento ad attività di recupero in regime semplificato

Per i rifiuti destinati ad attività di recupero, le analisi devono seguire le indicazioni contenute nell’art. 8, D.M. 5 febbraio 1998 e nell’art. 7, D.M. 12 giugno 2002. In particolare:

  • La caratterizzazione è obbligatoria al primo conferimento presso l’impianto di recupero.
  • Per i rifiuti pericolosi, le analisi devono essere ripetute ogni 12 mesi.
  • Per i rifiuti non pericolosi, la periodicità delle analisi è biennale, cioè ogni 24 mesi.
  • Come nel caso delle discariche, le analisi devono essere aggiornate ogni qualvolta intervengano modifiche significative al processo produttivo che ha originato il rifiuto.

3. Codici EER a specchio

I rifiuti identificati con codici EER a specchio richiedono un’attenzione particolare. La pericolosità del rifiuto viene determinata in base alla concentrazione delle sostanze pericolose presenti e il processo che l’ha generato. Questo aspetto è cruciale per stabilire se un rifiuto debba essere classificato come pericoloso e per attribuirgli, se necessario, le caratteristiche di pericolo (HP).

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