Il tema della Metodologia Agile riguarda una delle sfide più importanti che qualsiasi azienda si trova quotidianamente a fronteggiare, e cioè di rispondere adeguatamente ai cambiamenti, da quelli normativi a quelli culturali, sociali, economici. Sono cambiamenti tipici, sempre esistiti, ma la novità di questo decennio è la forte impennata dei processi di trasformazione che ormai coinvolge praticamente ogni settore industriale.
(Leggi la prima parte: La Metodologia Agile: tutto quello che c’è da sapere – parte 1)
Come funziona la Metodologia Agile, nel pratico?
A partire dalle linee guida originarie contenute nel Manifesto della Metodologia Agile, si sono poi sviluppati vari framework per l’applicazione pratica di quei principi. Uno dei più noti, lo Scrum, divide il progetto in “sprint” ovvero cicli brevi all'interno dei quali il team di sviluppo (o per estensione, l’azienda) deve produrre e consegnare unità funzionanti di prodotto, secondo delle “storie” (ovvero una lista di funzionalità) definite non ad inizio progetto, ma all'inizio di ogni Sprint. Generalmente nel campo software uno sprint dura due settimane. Alla fine dello sprint si verificano le unità consegnate e, se apportano un valore aggiunto al progetto, si procede con lo sprint successivo, altrimenti si riparte dallo sprint precedente.
Riducendo così il tempo i cicli di sviluppo, viene da sé che il progetto cresce con l’evolversi dell’azienda, ed i cambiamenti (diventando molto più semplici da gestire) sono visti come opportunità da perseguire, non come rischi da nascondere.
Come appare evidente, si tratta di un metodo (o una visione) che va al di là ben al di là dell’ambito del solo sviluppo software e che può essere applicato ad altri settori, diventando in effetti un approccio di base nel management di una intera azienda moderna, dove le pianificazione – al pari degli sprint – non sono più annuali o semestrali, ma addirittura trimestrali (e pensiamo che in futuro possano ridursi a base mensile).
Cosa ha spinto le aziende ad adottare una visione Agile?
Da una parte, c’è stato il famoso “Vortice Digitale”. Dal 2000 in avanti, il digitale si è espanso così tanto che ogni azienda (anche quelle che per tradizione erano lontane da questo tipo di approccio) ha dovuto fare i conti con un radicale processo di digitalizzazione. Il digitale è così entrato in modo in tutti settori delle organizzazioni, dall'amministrazione al customer care, all'HR e ovviamente alla produzione e l’approccio Agile è nativamente l’approccio ideale per operare processi di digitalizzazione. Sotto questa spinta, la Metodologia Agile si è fatta sempre più strada nelle aziende.
Dopodiché, un decennio dopo il 2000, siamo entrati in una epoca storica di profonda incertezza. Assistiamo quotidianamente a mutamenti dei nostri ecosistemi naturali, sociali ed economici. E se guardiamo ad alcuni settori, l’incertezza viene massimizzata da repentini cambiamenti normativi e legislativi. Per fare impresa oggi, non si può più considerare le minacce esterne come un evento da prevedere e possibilmente evitare, ma al contrario l’unica soluzione appare quella di diventare resilienti ai mutamenti: ovvero trasformare le minacce in nuove opportunità per l’azienda.
Ecco dunque che l’Agile diventa un framework di base di gestione aziendale. Oggi lo chiamiamo Agile Business ed è una rivoluzione importante, tanto che oggi si potrebbe misurare il grado di competitività di una azienda non solo dal prodotto o dal servizio offerti, ma dalla filosofia e dalla visione del management. Se l’azienda è in grado di considerare i cambiamenti come aspetti normali della propria operatività, allora quella è una azienda che può partecipare con successo alle nuove sfide che l’epoca dell’incertezza porta con sé.
Aziende come Dife SpA, ad esempio, che hanno vissuto nell'ultimo decennio un cambiamento continuo del loro ecosistema di mercato, sono sempre state Agili per tradizione. Nella gestione dei rifiuti industriali tutto è sempre stato in continuo cambiamento: sono cambiate le normative, le leggi, le metodologie e le tecnologie di raccolta, selezione e stoccaggio dei rifiuti. E ultimamente è profondamente cambiata anche la percezione sociale e culturale del rifiuto. I singoli individui e le aziende stesse diventano più sensibili e attente alle questioni ambientali.
Sono trasformazioni che l’azienda deve far proprie perché è su quelle che si fonda l’offerta di un servizio competitivo, tecnologicamente avanzato e sempre più tutelativo nei confronti dell’ambiente.
In un mercato come questo, essere abili a cambiare è la chiave del successo.