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Dalla crisi alla circolarità: la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) come chiave per l’economia circolare

In questa intervista ad Alessio Tissi, Responsabile commerciale di Dife, esploriamo il ruolo delle aziende, le sfide normative e le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica per rendere l’EPR uno strumento efficace e sostenibile.

di
Giorgia Romani
11 aprile 2025

L’Extended Producer Responsibility (EPR) rappresenta una delle leve più importanti per la transizione verso un’economia circolare. Ne parliamo con Alessio Tissi, Responsabile Commerciale di Dife, per approfondire il ruolo delle aziende, le sfide normative e le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica.

Quali sono le principali sfide che i diversi settori industriali devono affrontare con l'introduzione della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR)?

Per quanto riguarda l'implementazione del principio di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), la situazione è ancora in evoluzione.

La proposta di aggiornamento della Direttiva Quadro sui Rifiuti, approvata a febbraio 2024, prevede che gli Stati membri istituiscano il regime EPR entro 18 mesi dall'entrata in vigore della direttiva.

Una delle sfide principali riguarda la mancanza di una normativa chiara e uniforme a livello europeo. È attesa con impazienza l’introduzione dei decreti attuativi che delineino in modo dettagliato le responsabilità dei produttori e le modalità operative per la gestione del fine vita dei prodotti. Questo vale per specifici settori produttivi, come ad esempio il comparto della moda e l'industria alimentare.

Quali sono le maggiori difficoltà legate al riciclo e al recupero dei materiali nei diversi settori industriali?

La complessità dei materiali è una delle principali difficoltà. Ad esempio, il riciclo e recupero nel tessile pre-consumo (ovvero gli scarti generati durante la produzione di tessuti e abbigliamento, come ritagli di stoffa, filati difettosi o capi invenduti) presenta infatti diversi ostacoli:

molti prodotti sono composti da fibre miste, come cotone e poliestere, che ne rendono difficile il riciclo. Lo stesso problema si presenta in altri settori con materiali compositi o trattamenti chimici complessi. Nel caso del riciclo meccanico, spesso la qualità del materiale recuperato è inferiore rispetto all'originale. Questo significa che, senza innovazione tecnologica e nuove soluzioni, il riciclo rischia di non essere economicamente sostenibile.

Quale ruolo avrà il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile (ESPR) nell’evoluzione della sostenibilità?

L'ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation) o Regolamento sulla progettazione ecocompatibile, adottato nel maggio 2023, rappresenta una svolta fondamentale. Non si limita solo ai prodotti che consumano energia, ma viene applicato a quasi tutte le tipologie di beni immesse sul mercato dell’UE. Questo regolamento stabilisce criteri chiari per progettare prodotti più durevoli, riparabili e riciclabili, promuovendo un approccio di economia circolare.

La nuova disciplina, immediatamente applicabile in tutti gli Stati, abroga la precedente direttiva 2009/125/Ce e istituisce il quadro di regole su come progettare i prodotti affinché durino di più, siano riparabili, siano privi di sostanze pericolose o ne abbiano quantità minime, siano affidabili e riciclabili e consentano di recuperare a fine vita i materiali che li compongono. (APPROFONDISCI QUI)

Spetterà alla Commissione europea dettare – non prima del 19 luglio 2025 - gli specifici regolamenti di progettazione per categorie di prodotti. Nel frattempo, le regole di ecodesign dettate ai sensi della direttiva 2009/125/Ue continuano ad applicarsi. Ogni prodotto sarà accompagnato da un passaporto digitale che ne racconterà la storia, garantendo tracciabilità e trasparenza lungo l'intero ciclo di vita del prodotto.

Quali soluzioni potrebbero rendere il sistema EPR più efficace ed economicamente sostenibile?

Ci sono diverse strategie da adottare. Prima di tutto, servono collaborazioni tra aziende e consorzi per ottimizzare la raccolta e il recupero dei materiali. Inoltre, l'innovazione tecnologica è fondamentale: migliorare i processi di selezione e trattamento dei rifiuti permette di ottenere materiali riciclabili di qualità superiore. Anche la sensibilizzazione e la formazione delle imprese giocano un ruolo chiave: è necessario diffondere la cultura della sostenibilità e della corretta separazione dei materiali.

Infine, occorre introdurre incentivi economici per le aziende che investono in modelli circolari. Il sistema EPR prevede già un sistema collettivo in cui ogni produttore paga un contributo ambientale in base a criteri di quantità e qualità dei prodotti immessi sul mercato, ma è fondamentale che questo strumento sia gestito in modo efficiente per minimizzare i costi e massimizzare i benefici.

Le nuove norme propongono quindi un sistema che rende praticabile, dal punto di vista tecnico ed economico, quello che le imprese vorrebbero attuare da tempo ma che da sole non sono in grado di realizzare. E cioè rendere più sostenibili i propri prodotti, migliorandone la qualità e le prestazioni ambientali.

Il meccanismo EPR è semplice e funzionale e potrebbe rappresentare una soluzione che permetterà di minimizzare i costi di gestione dei rifiuti e ridistribuire oneri e vantaggi tra produttori e consumatori.

Come cambierà il concetto di "rifiuto" nei prossimi anni?

Il concetto di rifiuto sta già cambiando. Sempre più aziende stanno investendo in soluzioni per trasformare gli scarti in risorse strategiche. L’economia circolare sta diventando un requisito normativo e competitivo: chi saprà cogliere questa opportunità non solo rispetterà le normative, ma si posizionerà meglio nel mercato.

Quale ruolo avranno la ricerca e l’innovazione tecnologica in questa transizione?

La transizione alla sostenibilità non può prescindere dall’innovazione tecnologica. Strumenti come il Life Cycle Assessment (LCA), la Blockchain e i Passaporti digitali stanno trasformando il modo di produrre, rendendo ogni fase della filiera più trasparente e tracciabile: non solo consentono di comprendere meglio l’impatto ambientale dei prodotti e di prendere decisioni più informate, ma permettono un’ottimizzazione della produzione e una conseguente riduzione degli impatti negativi.

Ma non è solo una questione tecnologica: è fondamentale ripensare i modelli produttivi in chiave più locale e sostenibile, valorizzando le risorse territoriali e creando filiere più corte. La collaborazione tra aziende, università e centri di ricerca è cruciale per sviluppare soluzioni innovative e renderle applicabili su larga scala.

In conclusione, quali sono le prospettive per le aziende che vogliono investire in sostenibilità?

Le aziende che investono in sostenibilità oggi, avranno un vantaggio competitivo domani. Non si tratta solo di conformarsi alle normative, ma di rispondere a una domanda di mercato in forte crescita. I consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale dei prodotti e premiano le aziende trasparenti e responsabili. Inoltre, i fondi europei e gli incentivi per l’innovazione stanno creando un contesto favorevole per chi vuole adottare modelli di business circolari. La sfida è complessa, ma il potenziale di cambiamento è enorme.

Leggi anche: "EPR: la Responsabilità Estesa dei Produttori come leva per l'economia circolare"

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