Il convegno si è aperto con l’intervento del Viceministro del Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica che ha illustrato i principali progetti e investimenti del governo per lo sviluppo sostenibile: una panoramica della situazione italiana rispetto alla transizione ecologica. E non solo: molti sono stati gli spunti da parte dei leader delle maggiori aziende dei settori più disparati intorno ad un focus ben preciso: la pianificazione di strategie che al centro del processo pongano la sostenibilità.
Sono state affrontate diverse tematiche cruciali riguardanti lo sviluppo industriale e la transizione ecologica in Italia, con particolare attenzione alle prospettive e alle politiche del governo. Il Viceministro Vannia Gava, intervistata dal Vicedirettore del Corriere della sera, Daniele Manca, ha delineato una visione chiara per affrontare questa sfida:
una delle principali linee guida è stata la necessità di considerare la transizione ecologica come un'opportunità, un passaggio che, come suggerisce la parola stessa, dovrà avvenire gradualmente e tenendo conto sia della maturità tecnologica che dei costi.
Il governo intende promuovere uno sviluppo sostenibile che armonizzi crescita economica e tutela ambientale, attraverso politiche incentrate sul sostegno agli investimenti e sulla semplificazione delle autorizzazioni, attraverso la logica della condivisione, la consultazione pubblica e la creazione di veri e propri tavoli di lavoro per la risoluzione delle principali criticità o freni agli investimenti. (decreti per semplificare la disciplina dell’End of Waste e del riutilizzo dei materiali come Sottoprodotti, Decreto Energia e Decreto PNRR QUATER)
La sostenibilità viene perciò inquadrata come un obiettivo strategico di crescita economica a lungo termine per il raggiungimento degli obiettivi nazionali prefissati, come il Net Zero emission, ovvero la decarbonizzazione al 2050.
Per favorire l'adozione di tecnologie sostenibili, il governo sta investendo in settori chiave come l'idrogeno e le energie rinnovabili, con particolare attenzione alla decarbonizzazione di settori industriali complessi.
Il Viceministro ha messo in luce progetti virtuosi in cui il governo è impegnato a favorire la transizione ecologica, a dimostrazione del fatto che la messa a terra degli investimenti non rappresenta solo uno slogan: è stata appositamente creata una Commissione ad Hoc per la valutazione dell’impatto ambientale della messa a terra degli investimenti previsti all’interno del PNRR.
5 miliardi rappresentano l’investimento nell’idrogeno e in generale nelle fonti rinnovabili, attraverso, ad esempio, il coinvolgimento delle regioni nel progetto Hydrogen Valley a servizio dei distretti industriali. Solo lo scorso anno sono stati installati impianti basati su fonti rinnovabili per 6 GigaWatt complessivi, raddoppiando i 3 dell’anno precedente.
Inoltre, con REPower EU è in corso la realizzazione del cosiddetto corridoio dell’idrogeno tra Africa e Europa, andando a potenziare la geolocalizzazione dell’Italia all’interno del Mar Mediterraneo.
L’Italia riveste un ruolo privilegiato nell’utilizzo delle rinnovabili, non a caso in Sicilia sta per essere realizzato il più grande parco fotovoltaico, leader in Europa, il che significherebbe competere con la Cina:
all’interno del PNIEC sono stati inoltre previsti investimenti importanti per quanto riguarda le fonti rinnovabili, investimenti ancora da mettere a terra; tra questi riveste un ruolo importante a livello strategico lo stoccaggio dell’energia, in quanto l’Italia è un paese composto da molte aziende manifatturiere altamente energivore (cartiere, acciaierie…): il piano evidenzia la necessità di un mix energetico con una diversificazione delle fonti, considerando la situazione di grande vulnerabilità cui l’Europa ha dovuto fronteggiare in quanto dipendente da una sola fonte energetica, andando a garantire sicurezza e una riduzione dell’inquinamento.
In conclusione, la prima parte della convention ha messo in luce l’importanza rivestita, in ambito di economia circolare, dalla Pianificazione e dalla successiva adozione del Piano nazionale di gestione dei rifiuti, una linea guida alle regioni per aggiornare il proprio piano rifiuti e sulla base del flusso degli stessi, adottare degli impianti a livello locale che evitino il loro trasporto, parte maggiormente impattante. Il Viceministro ha, inoltre, posto il focus sull’investimento di circa 2 miliardi di euro per impianti di trattamento di rifiuti in ottica di economia circolare: attraverso l’utilizzo degli scarti di produzione come sottoprodotti o materie prime seconde si evita il consumo di nuove materie prime e si va a colmare l’eventuale scarsità di materia prima.
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