Con la sostenibilità che rappresenta un valore guida per le imprese contemporanee, il linguaggio “green" si è arricchito di termini ma questi, purtroppo, spesso vengono utilizzati in modo improprio o ambiguo. Questa confusione nasce dalla mancanza di regolamentazioni chiare e parametri univoci in materia ambientale, tema affrontato anche all’ultima edizione di Festivalto. In un tale scenario è essenziale esplorare e comprendere il significato profondo e le sfumature dei termini più comuni legati alla sostenibilità, per favorire scelte consapevoli e azioni realmente efficaci: ecco quindi di seguito una guida con i principali termini, al fine di svelare ogni dubbio e sbrogliare questa nebulosa matassa.
Green Design
Il Green Design si riferisce alla progettazione di prodotti, edifici o servizi con un approccio che tiene conto delle questioni ambientali. Questo approccio punta a migliorare l'efficienza nell'uso di energia e materiali durante tutto il ciclo di vita di un prodotto. Ad esempio, un edificio progettato secondo i principi del Green Design potrebbe incorporare materiali riciclati, sistemi di ventilazione naturali, pannelli solari e tecnologie per il risparmio idrico. Allo stesso modo, nel design di un prodotto, si favorisce l'utilizzo di materiali sostenibili e una progettazione modulare che ne faciliti il riutilizzo o il riciclo. L’obiettivo è migliorare l’efficienza nell’utilizzo di energia e materiali, riducendo al minimo l’impatto ambientale.
ZeroWaste
Questo termine indica un approccio sistemico che mira a massimizzare il riciclaggio, minimizzare i rifiuti e garantire che i prodotti siano progettati per essere riutilizzati o riciclati. Lo Zero Waste trova applicazione in numerosi settori industriali: nell’edilizia, ad esempio, si promuove l’uso di materiali riciclabili o riutilizzabili; nell’industria alimentare, si incoraggiano pratiche di riduzione degli sprechi attraverso il recupero di eccedenze e la trasformazione di scarti in nuovi prodotti. Anche nel settore della moda, il concetto si concretizza con l’impiego di tessuti riciclati e processi produttivi ottimizzati per ridurre i rifiuti. Adottare un approccio Zero Waste significa ripensare l’intero ciclo di vita dei prodotti, dal design alla fine del loro utilizzo, per creare un sistema produttivo davvero circolare. Zero Waste è sinonimo di un ciclo produttivo virtuoso, in cui nulla viene sprecato.
NetZero
Sempre più diffuso nei piani aziendali, il termine Net Zero che indica il bilanciamento tra le emissioni di anidride carbonica prodotte e quelle rimosse dall’atmosfera. Raggiungere le “zero emissioni nette” è un obiettivo ambizioso che richiede azioni concrete.
Geoengineering
Questo termine si riferisce a interventi su larga scala per contrastare i cambiamenti climatici, agendo su suolo, oceani o atmosfera. Esempi di geoengineering includono la fertilizzazione degli oceani per assorbire CO₂, il rilascio di aerosol nell’atmosfera per riflettere la luce solare e la cattura diretta del carbonio dall’aria. Sebbene promettenti, queste tecnologie sollevano dubbi etici e tecnici: i benefici potenziali, come la riduzione delle temperature globali, vanno bilanciati con i rischi di effetti collaterali non previsti, dipendenza tecnologica e disparità nell’applicazione globale.
GreenFinance
La finanza verde comprende strumenti finanziari, come obbligazioni o fondi di investimento, legati a progetti sostenibili. Il suo obiettivo è combinare il profitto con il rispetto per l'ambiente e della società.
Upcycling
L’upcycling trasforma i materiali di scarto in nuovi prodotti di valore superiore. Ad esempio, vecchie porte in legno possono essere trasformate in eleganti tavoli d'arredamento, oppure pneumatici usati possono diventare sedute per esterni. A differenza del downcycling, che comporta la perdita di valore del materiale, l’upcycling punta a creare oggetti di maggiore qualità e utilità, incentivando la creatività e riducendo lo spreco.
I lati oscuri del “green”: i fenomeni di greenwashing
Con la crescita dell’interesse per la sostenibilità, sono emerse pratiche che sfruttano il linguaggio "green" in modo ingannevole. Ecco alcuni termini che descrivono queste dinamiche:
- Greenwashing: significa letteralmente "dare una pennellata di verde" ed esprime l’uso di campagne di marketing per far apparire prodotti o servizi come sostenibili senza prove o dati a supporto. È una pratica eticamente discutibile che può confondere i consumatori. Un esempio potrebbe essere un’azienda che dichiara di utilizzare materiali riciclati per i propri prodotti, che in realtà presentano una percentuale di materiale riciclato trascurabile.
- Greenrinsing: indica la tendenza delle aziende a modificare continuamente i propri obiettivi ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) prima di raggiungerli, rendendo difficile valutarne i progressi. Ad esempio, un’azienda potrebbe annunciare nuovi target annuali di riduzione delle emissioni senza mai fornire aggiornamenti sui risultati già ottenuti.
- Greenlabelling: riguarda l’uso di etichette o dichiarazioni “green” che, se analizzate, risultano fuorvianti o prive di fondamento. Un caso tipico è l’uso di certificazioni autoassegnate, senza alcun controllo da parte di enti indipendenti.
- Greenshifting: sposta la responsabilità della sostenibilità sui consumatori, ignorando l’impatto significativo delle aziende stesse. Ad esempio, un’azienda potrebbe suggerire che il problema dell’inquinamento sia legato esclusivamente al comportamento dei consumatori, mentre essa stessa non adotta misure adeguate al fine di ridurre il proprio impatto.
- Greenlighting: una strategia di comunicazione che enfatizza singoli aspetti sostenibili, nascondendo però le attività meno virtuose dell’azienda. Un esempio potrebbe essere un’azienda che promuove un prodotto eco-friendly mentre, allo stesso tempo, investe in attività altamente inquinanti.
- Greencrowding: implica nascondersi nella massa per evitare controlli, facendo leva su numeri elevati o adesioni collettive. Ad esempio, aziende che partecipano a iniziative di gruppo ma non apportano contributi concreti alle cause ambientali.
- Greenbickering: descrive il conflitto tra aziende su dichiarazioni di sostenibilità, spesso con ricorsi legali. Ad esempio, dispute tra concorrenti su chi possa vantare il titolo di prodotto più ecologico.
- Greenhushing: il silenzio verde, ovvero la tendenza a non comunicare obiettivi climatici per evitare il controllo pubblico. Alcune aziende preferiscono non annunciare i propri obiettivi per paura di critiche o pressioni.
Eco-auditing: una soluzione concreta
L’eco-auditing è uno strumento utile per valutare in modo sistematico la compatibilità tra attività produttive e tutela ambientale: si tratta di un processo sistematico di valutazione e monitoraggio delle pratiche ambientali di un'azienda o organizzazione con l'obiettivo di identificare, analizzare e migliorare l'impatto ambientale delle attività svolte, promuovendo sostenibilità, conformità alle normative e ottimizzazione delle risorse. Questa pratica mira a garantire che le politiche aziendali siano realmente efficaci e trasparenti.
Conclusioni
L’abbondanza di termini e pratiche legate alla sostenibilità riflette l’importanza crescente di questi temi, ma evidenzia anche la necessità di una maggiore chiarezza e regolamentazione. Distinguere tra iniziative autentiche e pratiche ingannevoli è fondamentale per promuovere vera consapevolezza e cambiamento.