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Cultura del riciclo

Cradle to Cradle o Cradle to Grave?

Dife vi porta a scoprire un percorso rigenerativo che reimmagina la produzione, il consumo e il futuro del nostro pianeta, adattabile all’industria e alla vita privata.

di
Alice Cutsodontis
20 dicembre 2024

Il termine Cradle to Cradle (C2C), tradotto in italiano come “dalla culla alla culla”, descrive un modello di progettazione che punta a creare sistemi produttivi rigenerativi e sostenibili. In questo approccio, ogni componente di un prodotto è concepito per essere reintegrato nei cicli naturali o industriali, senza generare rifiuti inutilizzabili. La filosofia C2C si oppone al tradizionale paradigma Cradle to Grave (“dalla culla alla tomba”), tipico dell’economia lineare, che comporta l’uso di risorse e la creazione di rifiuti a fine vita. Il C2C non si limita a ridurre gli impatti negativi, ma punta a generare impatti positivi attraverso un design intelligente che imita i cicli virtuosi presenti in natura.

Fondatori di questa visione sono Michael Braungart e William McDonough, che nel 2002 pubblicarono il libro “Cradle to Cradle: Remaking the Way We Make Things”. Questa opera ha definito i principi cardine del design C2C e ha dato vita a un sistema di certificazione riconosciuto a livello internazionale.

I cinque pilastri della certificazione C2C

La certificazione Cradle to Cradle valuta i prodotti secondo cinque criteri fondamentali:

Salubrità dei materiali: ogni componente deve essere sicuro per l’ambiente e per la salute umana.

Riutilizzo dei materiali: i materiali devono essere riciclabili o compostabili, favorendo una vera economia circolare.

Gestione delle risorse idriche: l’acqua utilizzata nei processi produttivi deve essere gestita in modo sostenibile.

Utilizzo di energie rinnovabili: la produzione deve basarsi su fonti di energia rinnovabile.

Equità sociale: viene valutato l’impatto sociale lungo tutta la filiera produttiva.

La certificazione è dinamica, articolata su cinque livelli di rating (Basic, Bronze, Silver, Gold, Platinum), e suggerisce miglioramenti per accedere ai livelli superiori. Questo approccio incentiva un progresso continuo, trasformando la certificazione in uno strumento di crescita per le aziende.

Un modello applicabile a tutta la filiera

Un aspetto distintivo del C2C è l’analisi dell’intera filiera produttiva, dai processi aziendali a quelli dei fornitori. In Italia, esistono alcuni enti che offrono supporto alle aziende interessate a preparare l’istruttoria necessaria per ottenere la certificazione, spesso in collaborazione con partner internazionali.

Ad oggi, il C2C ha trovato applicazione in settori diversi come la moda e l’edilizia. Ad esempio, alcuni grandi brand di abbigliamento sportivo hanno sviluppato linee di prodotto compostabili seguendo i principi del C2C.

Nell’ambito edilizio, invece, i materiali certificati C2C possono migliorare il rating energetico degli edifici secondo lo standard LEED (Leadership in Energy and Environmental Design).

Differenze tra Cradle to Cradle e altri concetti chiave

Il Cradle to Cradle si distingue da altri approcci legati alla sostenibilità, come l’economia circolare, la simbiosi industriale, l’end of waste e l’uso di materie prime seconde.

Economia Circolare: l’economia circolare si concentra sul mantenimento del valore dei materiali e dei prodotti il più a lungo possibile, spesso attraverso il riciclo. Il C2C va oltre, proponendo un sistema in cui ogni materiale è progettato per essere riutilizzato senza perdita di qualità.

Simbiosi Industriale: questo approccio favorisce lo scambio di risorse tra aziende per ottimizzare l’uso di materiali ed energia. Sebbene complementare al C2C, la simbiosi industriale si focalizza su soluzioni locali, mentre il C2C considera l’intero ciclo di vita del prodotto.

End of Waste: esso riguarda il processo di trasformazione di un rifiuto in una risorsa. Nel C2C, l’obiettivo è evitare del tutto che i materiali diventino rifiuti, progettandoli per un ciclo continuo.

Materie Prime Seconde: in questo caso, si parla di materiali recuperati dai rifiuti per essere riutilizzati nei processi produttivi. Il C2C, invece, punta a creare prodotti che non necessitino di questa trasformazione, integrando già materiali sicuri e rigenerabili.

Queste differenze sottolineano come il Cradle to Cradle sia un approccio olistico che abbraccia l’intero ciclo di vita dei materiali, promuovendo un cambiamento strutturale nei processi produttivi.

Un cambio di paradigma necessario

L’approccio Cradle to Cradle è un tassello fondamentale per l’economia circolare. Promuove un cambiamento culturale rispetto all’economia lineare, basata sull’usa e getta, per abbracciare un modello sostenibile e rigenerativo. Tuttavia, in Italia la certificazione C2C non è ancora pienamente integrata nei Criteri Ambientali Minimi (CAM), limitando il suo riconoscimento nelle gare pubbliche. Integrare il C2C nei CAM potrebbe rappresentare un passo decisivo verso una svolta sostenibile anche nella pubblica amministrazione.

Perché il C2C è importante?

La filosofia Cradle to Cradle non si limita a migliorare l’efficienza dei processi produttivi, ma punta a creare sistemi intrinsecamente compatibili con l’ambiente. Questo modello olistico abbraccia la dimensione industriale, sociale ed economica, contribuendo a uno sviluppo sostenibile che può essere trasmesso di generazione in generazione. Adottare il paradigma C2C significa investire in un futuro in cui industria e natura coesistano armoniosamente, preservando le risorse del pianeta e migliorando la qualità della vita per tutti. Un obiettivo ambizioso, ma necessario per garantire un domani sostenibile. 

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