Il costo dell’energia, che da mesi cresce in maniera incondizionata, preoccupa gli industriali e in particolare quei compartile cui lavorazioni sono energy intensive.
Anche il settore dei rifiuti sta soffrendo dell’aumento dei costi energetici, e già alla fine dello scorso anno alcune associazioni di categoria avevano lanciato l’allarme. Assorimap, l’associazione che riunisce i riciclatori delle materie plastiche, ad esempio, denunciava a dicembre 2021 un aumento del 345% della bolletta energetica per rapporto allo stesso mese dell’anno precedente.
A partire poi dal mese di febbraio le bollette sono ulteriormente aumentate e la preoccupazione delle imprese del settore rifiuti è arrivata sui banchi del Governo attraverso una lettera scritta dalle principali associazioni di categoria, da Utilitalia ad Assoambiente, direttamente al Presidente Draghi e ai Ministri dell’economia e delle finanze, dello sviluppo economico e della transizione ecologica, oltre che al Presidente di ARERA. Nella lettera si sottolineava la difficoltà delle aziende del settore a rispettare gli impegni contrattuali e, visti gli aumenti dei costi, il rischio di dover interrompere il servizio qualora non si raggiungessero degli accordi per calmierare il costo dell’energia.
Oggi la situazione non è cambiata e iniziano ad apparire notizie, come quella del 25 settembre scorso sul quotidiano “La Nuova Venezia”, in cui si denuncia il rischio di interruzione della raccolta differenziata da parte della società incaricata dal Comune. Secondo Assorimap, il40% delle attività delle aziende aderenti al consorzio è stata sospesa, fermando gli impianti o limitandone l’operatività ad alcuni giorni settimanali, per fronteggiare il caro bollette che tra la primavera e l’estate di quest’anno ha segnato un +440%. Al comparto dei rifiuti mancano poi gli aiuti previsti dal Governo per altre categorie produttive, come denunciato recentemente dalle stesse associazioni di categoria.
Il rischio di questa situazione è che un comparto centrale per la transizione ecologica come quello dei rifiuti rallenti le propria attività vanificando gli obiettivi che l’Europa si è data, e che le migliaia di tonnellate di rifiuti urbani e industriali che ogni giorno si producono in Italia non vangano smaltiti in maniera corretta.
Ma come superare questa situazione che rischia di pesare sempre di più sulle imprese del comparto?
Senza aspettare gli aiuti dal Governo o un tetto al prezzo del gas, che è in discussione al Consiglio Europeo ormai da mesi, ci sono delle strade relativamente rapide per far fronte agli aumenti dei costi energetici: avviare un percorso di efficientamento e di risparmio energetico all’interno dei cicli produttivi e intraprendere dei progetti di autoproduzione di energia rinnovabile da impianti fotovoltaici, geotermici o mini idroelettrici, in maniera da sganciarsi almeno in parte dalle rete elettrica nazionale.
Infine una considerazione riguardante il tema della diversificazione delle fonti energetiche: una buona parte di quei rifiuti che non possono essere recuperati e riciclati possono diventare degli ottimi combustibili se bruciati nei termovalorizzatori, risolvendo nello stesso tempo due problemi: si produrrebbe energia elettrica e calore senza usare combustibili fossili e si eviterebbe l’utilizzo della discarica.