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Aggiornamenti normativi

Promuovere la sostenibilità combattendo il greenwashing

La misura della sostenibilità ambientale è di fondamentale importanza per avere una valutazione concreta dell’impegno e dell’attenzione ai vari aspetti della sostenibilità da parte di un’organizzazione, in relazione alle proprie attività nel complesso o ad uno specifico prodotto/servizio. Tale misura necessita di metodologie comuni e di garanzie di validità per evitare l’attuazione e la propagazione di pratiche “sleali”.

di
Giulia Cecchi
6 novembre 2023

La sostenibilità è un concetto attualmente sempre più importante e strategico per tutti gli operatori economici che agiscono nelle diverse catene di valore settoriali, in un approccio integrato che tocca diversi ambiti ed in particolare la sfera ambientale.

La misura della sostenibilità ambientale è quindi di fondamentale importanza per avere una valutazione concreta dell’impegno e dell’attenzione ai vari aspetti della sostenibilità da parte di un’organizzazione, in relazione alle proprie attività nel complesso o ad uno specifico prodotto/servizio. Tale misura necessita di metodologie comuni e di garanzie di validità per evitare l’attuazione e la propagazione di pratiche “sleali”, che tendono a definire come eco-sostenibili alcune attività che mettono in luce gli effetti ambientali positivi occultando allo stesso tempo eventuali impatti negativi.

Questa pratica, definita “Greenwashing” è infatti la tecnica di comunicazione o di marketing che tenta di capitalizzare la crescente domanda di prodotti e comportamenti a basso impatto ambientale, accendendo i riflettori su azioni che in realtà non sono autentiche, ma promosse al solo scopo di mostrarsi più “sostenibili” . Rappresenta un neologismo tra le parole ”green” e “whitewash” (insabbiare, nascondere qualcosa), che in senso traslato rappresenta quindi un termine che designa l’uso di informazioni fuorvianti per comunicare le proprie prestazioni in termini di sostenibilità.

Normalmente la comunicazione ingannevole presenta le seguenti caratteristiche:

•          Non vi sono informazioni o dati che supportino quanto dichiarato;

•          Informazioni e dati che vengono dichiarati come certificati, ma non sono riconosciuti da organi accreditati;

•          Informazioni generiche con possibilità di confusione nei consumatori;

•          Utilizzo di etichette false o contraffatte;

•          Affermazioni ambientali non vere.

Le pratiche di Greenwashing comportano vari rischi, tra i quali spiccano la perdita di fiducia da parte dei consumatori e l’aumento di potenziali rischi di natura non finanziaria (i cosiddetti parametri “ESG”) in ottica di investimenti da parte di finanziatori privati o pubblici

Ai fini di combattere queste pratiche sleali e garantire la corretta comunicazione delle prestazioni e dell’impegno di ciascuna organizzazione nel ramo della sostenibilità, l’Unione Europea ha intrapreso nel tempo diverse azioni mirate con l’obiettivo di regolare le pratiche di misura e comunicazione della sostenibilità e di garantire a consumatori, investitori ed altri stakeholder l’effettivo impegno messo in pratica dalle aziende.

Le azioni dell'Unione Europea per Promuovere la Sostenibilità e Combattere il Greenwashing riguardano:

Proposta Direttiva COM/2022/143: Questa direttiva riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde, attraverso il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell'informazione. Essa modifica le precedenti direttive 2005/29/CE e 2011/83/UE. Attualmente, la proposta è in fase di lettura e modifica da parte del Consiglio Europeo (ultimi aggiornamenti 15/05/23)

Proposta Regolamento COM/2022/142: Questo regolamento stabilisce un quadro per l'elaborazione di specifiche di progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili. Esso abroga la Direttiva 2009/125/CE relativa alla progettazione ecocompatibile di prodotti connessi all'energia, ampliando il campo di azione ad una vasta gamma di prodotti. Anche questa proposta è attualmente in fase di lettura e modifica da parte del Consiglio Europeo. (ultimi aggiornamenti 17/07/23)

Direttiva 2022/2464/EU (Corporate Sustainability Reporting Directive - CSRD): Questa direttiva, già in vigore, modifica la vecchia Direttiva 2014/95/EU in riferimento alla rendicontazione delle attività di carattere non finanziario, tramite il Bilancio di Sostenibilità. Essa estende l'applicabilità della norma a organizzazioni di grandi dimensioni a partire dal 2025, con un graduale aumento del raggio di azione fino alle piccole e medie imprese (PMI) nel 2027.

Regolamento UE/2020/852 (Tassonomia UE): Questo regolamento, già in vigore, prevede una classificazione comune a livello europeo delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale. È concepito come uno strumento per guidare le scelte di investitori e imprese verso una crescita economica priva di impatti negativi sull'ambiente, in linea con il Green Deal Europeo.

Etichettature ambientali certificabili, normate dallo standard ISO 14020: Le etichette possono essere di vari tipi, ma quelle più efficaci nella lotta alle pratiche sleali sono quelle di Tipo I e Tipo III. Queste richiedono una necessaria certificazione e validazione dei dati/metodologie utilizzate e dei risultati ottenuti prima di ottenere il rilascio dell'etichetta. Ad esempio, rientra tra le etichette di Tipo I il marchio EcoLabel creato dall'UE (Regolamento CE/66/2010), mentre tra quelle di Tipo III rientra la certificazione EPD (Environmental Product Declaration, tradotta come Dichiarazione Ambientale di Prodotto, DAP). Quest'ultima si basa sulla misura delle prestazioni ambientali di un prodotto tramite la metodologia LCA (Life Cycle Assessment), ed è soggetta a certificazione da parte di un ente terzo indipendente.

Sistemi di gestione ambientale regolamentati da normative tecniche (ISO 14001) o comunitarie ("Regolamento EMAS", CE/1221/2009): Questi sistemi permettono, previo ottenimento della relativa certificazione, di assicurare un impegno continuo da parte delle aziende nella sostenibilità ambientale.

Metodologie Product Environmental Footprint (PEF) ed Organisation Environmental Footprint (OEF): Queste metodologie sono state create dall'UE (Raccomandazione UE/2013/179) con lo scopo di sviluppare soluzioni tecniche comuni per valutare e validare gli impatti ambientali connessi al ciclo di vita di un prodotto o di un'organizzazione, nota come "impronta ambientale." Queste metodologie si basano sul Life Cycle Assessment (LCA), normato dalla ISO 14040 e 14044, e lo studio può essere certificato da un ente terzo indipendente.

Le azioni dell'UE mirano quindi a combattere il greenwashing, promuovendo la sostenibilità e garantendo una comunicazione trasparente e accurata delle prestazioni ambientali dei prodotti. Queste misure contribuiranno a creare un mercato più equo ed ecologicamente responsabile, rafforzando la fiducia dei consumatori e premiando le imprese autenticamente sostenibili.

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