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Cultura del riciclo

Economia circolare, a che punto siamo legislativamente parlando? - Pt.2

Gli forzi dei paesi dell’unione europea al fine di incentivare un nuovo modello economico

di
Alice Cutsodontis
11 giugno 2024

Le nuove generazioni sono caratterizzate da una grande sfiducia nei confronti del proprio futuro, consapevoli della continua crisi economica che sembra attraversare quest’epoca. Secondo le stime dell'OCSE, nel 2024 è previsto un rallentamento del PIL globale al 2,7 per cento, a causa delle politiche monetarie restrittive e del peggioramento della fiducia di consumatori e imprese. 

Ma se oggi vi dicessimo che un altro problema, ovvero quello della gestione dei rifiuti e dell’inquinamento, può risolvere anche quello della recessione? 

Entro il 2030, grazie all’attuazione dei piani europei e delle Nazioni Unite per l’adeguamento da parte dei paesi membri alle nuove norme ecosostenibili e al rinforzo dell’economia circolare, si andranno a creare 700.000 posti di lavoro, di cui 190.000 in Italia, ed è previsto un incremento del Pil dello 0,5% oltre che un risparmio annuo di 72 miliardi

Di seguito andiamo ad analizzare le più importanti azioni ed emendamenti rilasciati dagli Stati al fine di favorire la salute del nostro pianeta.

L’accordo di Parigi 

Nel 2015 le Nazioni Unite si riuniscono andando a stipulare quello che è il primo accordo in tema di eco-sostenibilità ovvero il cosiddetto “accordo di Parigi” attraverso il quale gli Stati membri hanno promosso diverse iniziative relative all'economia circolare e alla gestione dei rifiuti in generale, creando un pacchetto di norme ad hoc. Con tale documento si obbligano i paesi a riciclare almeno il 65% dei rifiuti urbani e il 75% di quelli da imballaggio oltre che a fissare il limite al 10% per i rifiuti destinati alla discarica. Tale obiettivo deve essere raggiunto entro il 2030 ma le norme sono al vaglio del parlamento europeo in quanto all’interno dell’unione vi è disparità e polemica sulle pratiche e i modelli di economia circolare da adottare. Se di fatto alcuni paesi, tra cui Italia, Germania e Austria riciclano già il 66% dei rifiuti, altri come la Repubblica Ceca non arrivano al 33%. 

Il pacchetto di norme derivante dall’accordo di Parigi è un piano composto da 54 azioni al fine di accelerare la transizione verso una economia circolare europea. Rappresenta il primo documento redatto con l’intento di porre le basi di questo settore e prevede: 

  • Azioni a rendere più sostenibili e in linea con la normativa i prodotti commercializzati in Unione Europea.
  • Attività di responsabilizzazione verso i consumatori e gli acquirenti.
  • Concentrazione sui settori il cui potenziale di circolarità è elevato.
  • Riduzione degli sprechi.
  • Rendere il comportamento delle persone, delle politiche regionali e dei cittadini più consapevole e circolare

L’Action Plan 

Nel 2021 l’Unione Europea ha varato il nuovo Action Plan con il quale si rinnova l’impegno dei paesi membri nella volontà di voler creare un’economia circolare europea. Esso differisce dal precedente accordo di Parigi in quanto tratta temi quali: la riduzione dell’impronta dei consumi, l’aumento dell’utilizzo dei materiali circolari e il sostegno alla crescita economica. 

Il Green Deal europeo 

Il Green Deal europeo o “Patto Verde” è un insieme di azioni politiche elaborate dalla commissione europea il cui obiettivo è raggiungere la neutralità climatica, o Carbon Neutrality, entro il 2050. Questo si tratta di un obiettivo particolarmente ambizioso in quanto se raggiunto l’Europa diventerebbe il primo continente Carbon Neutrality. Il Patto Verde prevede di ridurre del 50% le emissioni di gas attuali e del 55% rispetto alle emissioni del 1990, di rivedere i testi normativi e l’introduzione di una serie di nuove leggi. 

Per supportare a livello legislativo il Green Deal viene approvata dalla commissione una serie di nuove leggi il cosiddetto pacchetto di norme definito Circular Economy Package. 

Situazione legislativa italiana 

Come anticipato, l’Italia spicca fra i paesi più virtuosi in termini di economia circolare nonostante il grado di innovazione nel settore non accenni a miglioramenti. Tuttavia, siamo riusciti a raggiungere un tale obiettivo in quanto: 

  • Il consumo dei materiali domestici registra uno dei valori più bassi tra i paesi del G7 e tra i 27 paesi dell’Unione Europea.
  • L’importazione delle risorse è scesa dalla 225 milioni di tonnellate del 2005 alle 155 del 2015.
  • La produzione di rifiuti nel 2015 di 199 milioni di tonnellate è rimasta invariata a testimonianza del fatto che è cresciuta la quantità di rifiuti idonea a processi di riciclo.
  • Il 70% delle materie viene rimesso nel mercato.

Dopo il Circular Economy Package, di cui abbiamo parlato in modo approfondito QUI, l’Italia si mette in regola con il decreto legislativo del 2020 numero 116 e, inoltre, il 24 giugno del 2022 il ministero della transizione ecologica firma due importanti decreti: uno riguardante la strategia nazionale per l’economia circolare e un altro relativo all’adozione di un programma nazionale per la gestione dei rifiuti. Il decreto ministeriale (Dm) numero 159 introduce: il sistema di tracciabilità digitale dei rifiuti, incentivi fiscali a sostegno delle aziende di riciclo, una revisione completa del sistema di tassazione ambientale (con il fine di rendere il riciclaggio più conveniente), diritto al riutilizzo e alla riparazione tramite una migliore etichettatura e un’estensione della garanzia ed infine lo sviluppo e l’aggiornamento dei regolamenti End of Waste e dei Criteri Ambientali Minimi.

La crisi economica è in parte causata anche dalla scarsità delle materie prime, le quali come detto nell’articolo precedente, si stanno inesorabilmente esaurendo. La soluzione sta quindi proprio nell’economia circolare e nella sua implementazione, cosa di cui per fortuna sempre più Stati si stanno rendendo conto e adoperando di conseguenza. 

Solo con un approccio coeso e determinato sarà possibile garantire un futuro più sostenibile e prospero per le nuove generazioni, trasformando le sfide ambientali ed economiche in opportunità di crescita e miglioramento per tutti. 

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