Ogni evento sembra richiedere un nuovo abito, ogni cena sushi un set di piani appositamente organizzati, e ogni anno un nuovo telefono: questa è la realtà del consumismo che oggi viviamo, caratterizzata da un continuo e smoderato consumo, spinti dalla ricerca di soddisfare bisogni indotti. Siamo abituati a un accesso illimitato a risorse altrettanto infinite, una tendenza che deriva dalla rivoluzione industriale, la quale ha posto le basi della società contemporanea.
Tuttavia, la verità dei fatti è sempre più evidente; le materie prime sono limitate e si stanno esaurendo e, in quest’ottica, si fa spazio un'idea circolare di economia, cioè una vera e propria tipologia di economia rigenerativa che applica il concetto di riutilizzo e nuovi principi di gestione della materia e dell’energia.
L'Economia Circolare: un cambiamento di paradigma
L'economia circolare è un sistema economico pianificato e organizzato che propone un cambiamento di paradigma rispetto alla quarta rivoluzione industriale, rovesciando i valori e la gestione dei sistemi economici derivati dalla prima rivoluzione. Si passa da una estrazione massiva di materie prime vergini e da un inesorabile fine vita a un concetto che si fonda sullo sviluppo circolare. Essa si basa su quattro macro-principi:
1. Servitizzazione dei prodotti e della proprietà
2. Materiali sostenibili e rinnovabili
3. Condivisione della proprietà
4. Rigenerazione e ricondizionamento
5. Life extension
La base dell'Economia Circolare
Il concetto di Circular Economy ha origine negli anni 70, periodo in cui vengono pubblicati i primi studi e testimonianze. Da allora sono stati fatti svariati studi e fondate diverse associazioni la cui più importante è la Ellen MacArthur Foundation la quale punta a favorire l’incremento dell’economia circolare sia tramite il sostegno a imprese nel settore ed enti d’istruzione che tramite la divulgazione del tema. Si osserva infatti che nonostante siano passati diversi anni, ancora tale cultura non è penetrata nella coscienza della popolazione tant’è che, ad esempio, soltanto quattro italiani su dieci ne conoscono i principi base.
Le R strategies e i modelli di Economia Circolare
Uno dei principi più importanti alla base dell’EC sono le R strategies ovvero una serie di azioni utili a fornire l’attuazione di strategie circolari legate alla progettazione di prodotti e sottoprodotti. Questo framework, articolato in nove azioni, è suddiviso in tre macro aree:
1. Utilizzo e produzione di prodotti intelligenti:
- R0 – Rifiutare (Refuse): Evitare l'uso inappropriato di un prodotto, cercando alternative radicalmente diverse, come i prodotti multifunzionali.
- R1 – Ripensare (Rethink): Utilizzo intensivo del prodotto attraverso innovative gestioni eco-efficienti, come i servizi di sharing economy.
- R2 – Ridurre (Reduce): Efficienza nella produzione e nell'uso del prodotto, riducendo l'uso di risorse naturali materiali vergini.
2. Estensione della vita utile del prodotto e delle sue parti:
- R3 – Riusare (Re-use): Utilizzare un prodotto scartato ma ancora in buone condizioni per svolgere nuovamente la sua funzione per un altro consumatore.
- R4 – Riparare (Repair): Ripristinare un oggetto non più funzionante per farlo tornare a svolgere il suo compito.
- R5 – Ricondizionare (Refurbish): Rinnovare un prodotto obsoleto per renderlo adeguato alle nuove esigenze dei consumatori.
- R6 – Rigenerare (Remanufacture): Riutilizzare prodotti o parti di essi per fabbricare un nuovo prodotto con le stesse funzioni.
- R7 – Riqualificare (Repurpose): Riutilizzare prodotti o parti di essi per creare un nuovo prodotto con funzionalità diverse.
3. Applicazione utile dei materiali:
- R8 – Riciclo (Recycle): Riciclare i materiali per ottenere nuova materia prima utilizzabile, della stessa o di qualità inferiore.
- R9 – Recupero (Recover): Recuperare l'energia contenuta nei materiali tramite incenerimento, creando nuovo valore dalla materia non più utilizzabile.
Queste azioni hanno influenzato la creazione di importanti normative sulla gestione dei rifiuti, come il decreto Ronchi in Italia e la Direttiva 2008/98/CE in Europa.
L’economia circolare essendo un vero e proprio sistema economico strutturato e progettato si caratterizza per quattro modelli, i quali possono essere applicati a diversi tipi di business.
Abbiamo il modello “prodotto come servizio” in cui appunto l’offerta viene incentrata sul prestito, il noleggio o lo scambio per uso; la rigenerazione a catena; il riutilizzo creativo (anche detto upcycling), il quale aumenta esponenzialmente il valore di uno scarto evitandone lo smaltimento sia tramite un processo industriale che uno creativo artigianale; ed infine il modello riguardante l’estensione della vita di un prodotto.
L'impatto del consumo e l'importanza dell'economia circolare
Secondo il rapporto “No time Waste” ogni anno vengono prodotti 11 miliardi di tonnellate di rifiuti dei quali il 75% si trova in discarica o finisce all’inceneritore e solo il 25% viene riciclato o riutilizzato. 11 miliardi di tonnellate è veramente una cifra importante in quanto basti pensare che se tutti questi rifiuti venissero accumulati insieme sarebbe sufficiente per creare un’intera catena montuosa.
Desideri irrazionali, questa continua ricerca e affanno verso l’acquisto di un oggetto di cui effettivamente non abbiamo bisogno vitale è ciò che ci ha guidato verso una tale situazione. Tutto questo però inevitabilmente giungerà a un termine, per volontà nostra o del pianeta. Si stima infatti che nel 2030 il gap fra domanda e offerta si attesterà a 8 miliardi arrivando a 29 nel 2050.
D’altro canto, si osserva che secondo la Ellen MacArthur Foundation il valore degli oggetti inutilizzati, fermi e stoccati in spazi in disuso, ha raggiunto l’ammontare di 630 miliardi di dollari.
La realtà dei fatti ci pone quindi davanti a due scelte: o continuare come stiamo facendo, consumando, buttando e sprecando con un conseguente aumento dei prezzi fino a un esaurimento delle materie prime; o affidarci a un nuovo ciclo economico, a un nuovo paradigma capace di farci soddisfare ancora quei bisogni che ormai sono così radicati dentro di noi senza creare nuovi sprechi. Entro il 2030 si stimano 700.000 posti di lavoro grazie ai modelli circolari e un incremento del Pil dello 0,5% oltre a un risparmio annuo di 72 miliardi.
Gli Stati, in particolar modo le Nazioni Unite e l’Europa si stanno rendendo sempre più conto della necessità di adottare una nuova visione e da diverso tempo hanno deciso di cominciare a muoversi in quest’ottica. Nel prossimo articolo andremo ad analizzare l’economia circolare da un punto di vista legislativo, cercando di fare un quadro sulla situazione europea e italiana.