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Cultura del riciclo

Cos’è la cultura dello spreco e come possiamo superarla

Come possiamo pensare di affrontare un problema così grande? E cosa stiamo già facendo in proposito?

Foto di Lauris Rozentals
di
Lucio Patone
10 febbraio 2018

Uno dei messaggi chiave del recente TED Talk del Papa Francesco è stata una supplica per superare la “cultura dello spreco”.
Naturalmente siamo completamente d’accordo, la questione è importante e va trattata con impegno da parte di tutti.

Ma la domanda è: come possiamo pensare di affrontare un problema così grande? E cosa stiamo già facendo in proposito?

La cultura dello spreco può essere vista attraverso molti punti di vista: morale, filosofico, sociale (solo per dirne alcuni).
Ma alla fine, dietro tutte queste questioni, nozioni e pensieri, c’è il concetto semplice e banale di spazzatura.

Ma non è tanto banale, visto che la spazzatura è onnipresente, fa parte di tutti i livelli della nostra società ed è un concetto che conosciamo da quando siamo nati. Quindi, se spendiamo un po’ di tempo a afferrare meglio questo concetto, forse possiamo arrivare ad una comprensione maggiore di tutte quelle questioni culturali che riguardano il tema dei rifiuti.

Una di quelle cose di cui ti accorgi (e che ti sorprende) quando approfondisci le tematiche legate al mondo dei rifiuti, è che una grande parte dei rifiuti viene generata di proposito.
A parte i rifiuti che produciamo come individui (rifiuti solidi urbani), ci sono rifiuti industriali generati dai processi della catena di approvvigionamento alla base dei prodotti e degli oggetti che quotidianamente compriamo ed utilizziamo.

I rifiuti industriali hanno un loro fascino: innanzitutto i dati ci indicano che la quantità di rifiuti industriali è di oltre quattro volte superiore a quella dei rifiuti solidi urbani (il che può sembrare sbalorditivo).
I dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ci indicano che in Italia nel 2016 sono state prodotte circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani e 135 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (rifiuti industriali pericolosi e non pericolosi).

La produzione di questa categoria di scarti è già codificata negli stessi processi di produzione di ogni singolo prodotto.
Spieghiamo meglio: scegli qualsiasi prodotto e guarda come viene realizzato; scoprirai che insieme al prodotto, che si tratti di un’automobile o di un hamburger, il processo di produzione ha generato anche altri prodotti (che sono quelli che chiamiamo rifiuti speciali).

Un esempio è il processo di produzione della ghisa, un ingrediente chiave per la produzione di acciaio.
Nel processo di produzione della ghisa viene generato un flusso di rifiuti di ossidi e silicati chiamati “scorie”.
Ora ci potremmo chiedere: perché chiamiamo la ghisa prodotto e le scorie rifiuti? Se ci pensiamo bene, entrambi sono i prodotti del medesimo processo produttivo.
Ma la distinzione c’è ed è guidata dall'intenzione del progettista del processo.
Il processo è stato progettato con l’intento di produrre ghisa che dunque è il prodotto, tutte le altre produzioni sono rifiuti.

Tutte le risorse risultanti dai processi produttivi non sono intrinsecamente inutili, ma possono essere utilizzate in qualche altro modo per produrre altro. Relegarle allo stato di rifiuto è semplicemente una questione di prospettiva. Tuttavia è importante che siano gestite e valorizzate nel modo giusto, per assicurargli nuova vita.

Affidare i rifiuti ad un’azienda di gestione dei rifiuti che opera nel rispetto dell’ambiente significa massimizzare il valore del rifiuto come “materia prima seconda” in una nuova catena produttiva.

Ora, da una parte si dovrebbe superare la cultura del rifiuto inteso come qualcosa che non serve, che è insita in ogni processo produttivo, considerando prima di tutto le risorse che vengono generate nei processi di produzione e  l’impiego dei materiali riciclabili.

Dall'altra parte si deve dare dignità al prodotto di scarto semplicemente non concependolo solo come tale (perché in effetti non lo è).

Oggi la gestione del rifiuto industriale non è solo raccolta e smaltimento.
Oggi la gestione del rifiuto inizia dall'analisi del processo produttivo dell’azienda e dei rifiuti prodotti e dalla corretta e precisa classificazione di questi ultimi, affinché siano avviati verso la gestione ottimale.

Il lavoro dell’azienda di gestione dei rifiuti – storicamente concentrato sulla fase finale della linea produttiva – si sta spostando sempre di più verso le fasi intermedie della produzione che innescano il circolo virtuoso del riciclo, con la collaborazione di progettisti e consulenti di produzione e una mission ben precisa: valorizzare lo scarto in modo da dargli valore.

L'autore

Lucio è un Designer di prodotto e tecnologie, Consulente Marketing e fondatore di SM Italia, azienda di ricerca e consulenza il cui obiettivo è l’analisi dei nuovi scenari economici, sociali e tecnologici.

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